Diario
9 aprile 2008
OMMINI, OMMINICCHI E QUAQQUARAQUA'
Cara Rosy Bindi, a Firenze lei ha dichiarato che due libertà sono in
conflitto, quella di abortire e quella di obiettare. Non so se sia una
verità cattolica, e ne dubito, ma so che non è giusto da un punto di
vista laico. Al solo scopo di combattere l’orrendo fenomeno dell’aborto
clandestino, e non come mezzo di controllo delle nascite, la legge
italiana 194 concede dal 1978 la possibilità di interrompere
volontariamente la gravidanza, a certe condizioni e soltanto nelle
strutture pubbliche. Non esiste una generica libertà di aborto. Che un
ex ministro della Salute e della Famiglia cada in un simile lapsus,
omaggiando l’idolo libertario celebrato nelle piazze in cui si lanciano
in suo onore sedie, fumogeni, pomodori e uova, è la conferma del fatto
che l’aborto è diventato una convenzione moralmente indifferente e che
negli ultimi trent’anni siamo scivolati in una cultura oscurantista,
primitiva e barbarica. Ci rifletta laicamente, onorevole Bindi, visto
che per umanità, per cultura e per fede con quella cultura lei non ha o
non dovrebbe avere niente da spartire. Senza rancore.
Caro giornalista collettivo, dovresti imparare a distinguere, nei testi
e nei titoli, in modo tale da perfezionare la tua padronanza della
lingua. “Ferrara contestato anche a Palermo” è un errore blu.
Contestare significa criticare, irridere, fischiare, controargomentare,
incalzare, rigettare, anche dileggiare, obiettare rumorosamente,
insomma rompere i coglioni a uno che dice una cosa sgradita. Da Bologna
in avanti il titolo giusto è: “Comizio elettorale aggredito a …”.
Domanda al bravissimo Michele Smargiassi di Repubblica, sulla cui testa
è caduta una sedia nel corso di un tentativo di linciaggio, se si senta
contestato. Domanda, caro giornalista collettivo, agli agenti che hanno
ricevuto due bottiglie piene sul vetro anteriore della loro blindata,
che ne è risultato scheggiato, se si sentano contestati. Domanda a Aldo
Cazzullo del Corriere come si è sentito quel giorno ristretto in
quell’Alfetta. E poi usa il termine che credi. Scemino.

Avvistati gruppi di "zugaminchia" a Palermo, dove il vescovo ha preferito all'Imitatione Christi l'Imitatione Pilati
E’ cominciata senza proteste violente la seconda giornata del tour
siciliano della lista “Aborto? No, grazie”. Poi, a Palermo, il lancio
di uova e di ortaggi. “Non hanno voluto essere secondi a Bologna”, dirà
poi il promotore della “lista pazza”. Giuliano Ferrara ha parlato a
Messina all’ora di pranzo. A colloquio con i giornalisti ha parlato del
suo progetto: “La mia non è una lista ideologica. E' una lista pratica
che cerca di trovare finanziamenti perché nascano più bambini. In
Italia non nascono più bambini a sufficienza per costruire il futuro.
L'ideologia fa dell'aborto un feticcio ma, fatta salva la scelta libera
delle donne, una volta liberi bisogna esercitare la responsabilità,
battendosi senza quartiere contro il dilagare dell'aborto, inteso come
controllo delle nascite che è contro la stessa legge 194 che invece è
la legge di tutela sociale della maternità. Tutti fanno ideologia in
questa campagna elettorale su cose banali come: 'Tu mi hai copiato il
programma', 'Tu sei più vecchio di me', 'Le schede sono fatte male', io
pongo una questione pratica: difendiamo e promuoviamo la vita umana in
un'epoca in cui viene disumanizzata. Quando saremo eletti promuoveremo
la cultura della vita con un piano nazionale per la vita" cui dovrebbe
essere destinato lo 0,5 per cento del pil. "In occidente – ha
continuato – un miliardo di aborti negli ultimi trent'anni, vuol dire
un aborto al secondo, 50 milioni l'anno. Vuol dire che abiamo
sostituito la cura della malattia con l'eliminazione del malato". Nel
pomeriggio l’Elefantino si è spostato a Palermo, dove secondo programma
avrebbe dovuto parlare presso l’auditorium della chiesa di S.
Salvatore. La curia, però, dopo le minacce di proteste violente
arrivate dai gruppi delle femministe e dei centri sociali del capoluogo
siciliano, non ha più concesso i locali. Giuseppe Sottile, capolista
sull’isola per la lista pro life, ha detto che "la chiesa era stata
concessa regolarmente e fino a ieri mattina i funzionari della Questura
avevano eseguito tutti i rilievi per garantire la sicurezza. Era tutto
predisposto, tanto è vero che era stato perfino sistemato il palchetto.
Poi, questa mattina, monsignor Cuttitta ha letto i giornali in cui si
parlava delle annunciate contromanifestazioni e si è fatto intimidire
da questi quattro straccioni. Così si è terrorizzato e ha disposto di
sprangare la chiesa del Santissimo Salvatore. Un tempo la chiesa apriva
le porte per dare rifugio agli inseguiti, ai perseguitati, a chiunque
avesse fame e sete di giustizia e di verità”. L’incontro si è così
spostato presso il teatro Nuovo Montevergini di Palermo, messo a
disposizione dal sindaco Diego Cammarata. Appena giunto in città,
Giuliano Ferrara ha detto che "sono cose che succedono, non è un fatto
polemico. Il vescovo ha fatto bene. Voleva proteggere l'indipendenza
dell'istituzione. Lo capisco, è successo anche a Mantova”.
“Naturalmente – ha aggiunto – io ho una certa inclinazione verso il mio
vescovo, che è il vescovo di Roma". L’arrivo al teatro del direttore
del Foglio è stato salutato da un fitto lancio di uova e fumogeni da
parte dei ragazzi dei centri sociali, tenuti però a distanza dalle
forza dell’ordine, ringraziate da Ferrara durante il comizio:
“Difendono la democrazia”. Quella subita all’ingresso del teatro,
l’ennesima, “non è infatti stata una contestazione, ma un’aggressione”,
ha aggiunto Ferrara. Al lancio di uova e pomodori proseguito quando il
numeroso pubblico ha lasciato il teatro al termine dell’incontro, i
sostenitori della “lista pazza” hanno risposto con fiori. Cori e
striscioni già visti da parte dei contestatori: “Vergogna” e “La 194
non si tocca” in cima alla lista. Durante l’incontro Giuliano Ferrara
ha detto che “mi aspetto di portare alla Camera 20-25 deputati che
avranno come missione quella di lanciare un grande piano nazionale di
aiuto alla vita. E penso di riuscirci”. Lista monotematica? Di fronte
"a tante liste che sembrano un'insalata, la nostra ha un sapore
chiaro", ha detto l’Elefantino prima di uscire da una porta laterale
per evitare scontri con i lanciatori di uova.
Piero Vietti, per il Foglio
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