Diario
13 marzo 2008
STA A VEDERE CHE E' COLPA DI FERRARA
Napoli, bimbo ucciso perché malato. Questo fu qualche giorno
fa il nostro titolo per raccontare, unici in Italia, la storia vera
della morte violenta del figlio di Silvana, donna sola abbandonata dal
suo maschio, accolta da un rapido certificato per aborto terapeutico
causa sindrome di Klinefelter, eseguito in condizioni infernali
sottoposte ad accertamento di polizia. La notizia per gli altri era
l’accertamento di polizia. La sub notizia alimentata da quel mascalzone
che è il giornalista collettivo, ideologo incarognito della nostra
società, era l’autodeterminazione della donna violata dalla campagna
terroristica di Ferrara contro l’aborto. Manifestazioni, samba
femministi, tentativi di arrivare alla sede del Foglio e cha cha cha.
Poiché i fatti si accompagnano alla ragione da veri alleati, eccovi un altro titolo. Genova, bimbo ucciso per un reality. Lo
racconta Repubblica, dopo il solito tentativo di attribuire chissà
quali altri delitti ambientali alla nostra limpida campagna per la vita
e contro l’aborto, alimentato da quel disgraziato di Bobo Craxi e dal
“ministro delle Impari Opportunità di morire” Barbara Pollastrini e da
altri ego collettivi molto dementi. Gente un po’ bastarda, pronta a
addossare a noi la colpa di un suicidio. Tra le clienti del ginecologo
suicida c’era dunque la protagonista di un reality show. Il famoso
dramma dell’aborto, che perfora coscienze abissali dentro le quali
maschi e femmine antiabortisti non hanno diritto di guardare, stavolta
si è risolto in una richiesta di riservatezza, in un aborto clandestino
che coinvolge nella catena di morte, oltre al bambino, lo stesso
ginecologo. Rapidamente, spicciativamente, per cinquecento maledetti
euro, si raschia via una vita umana da un utero di donna. Lo scopo è la
prosecuzione di una carriera televisiva al suo sboccio in un tronfio
spettacolino che vale molto di più dello spettacolino di una vita
nascente. Vale, per lo meno, cinquecento euro.
Non sono indignato. Non mi permetto gli stessi sentimenti banali delle
povere postfemministe anni Settanta scese in strada per gridare il
falso, sciagurate, cioè che io gli abbia mai dato delle assassine. Non
darei di “assassina” nemmeno all’anonima soubrette che ha difeso la
privacy della sua piccola carriera espellendo il suo piccolo dal grembo
suo. Ma che la voluttà di morte, moralmente indifferente, abbia preso
il posto della 194 e della sua “tutela sociale della maternità”, è una
di quelle verità a negare le quali si fa figura, cara Turco, caro
Sofri, care amiche giornaliste e caro Piersilvio Berlusconi, di tartufi
e di ipocriti. Gli assassini siamo noi, mettetevelo bene in testa.
Perché io tiri in ballo il figliolo del mio amico Cavaliere è presto
detto. Aveva appena finito di confessare a Vanity Fair che il
matrimonio e i figli sono cose diverse, e che l’aborto è solo una
questione di coscienza, così come pensa anche l’anarca etico che corre
per la presidenza del Consiglio, suo papà. Bisogna aggiungere però, in
base alle cronache in arrivo da Genova, riportate su Repubblica: un
figlio dipende dalla volubilità di un fidanzamento, una relazione tra
generazione di bambini e avventure dell’amore in fondo c’è, caro
Piersilvio. Un’altra cliente del ginecologo suicida, anche lei
giustamente protetta dall’anonimato, e che Dio lo conservi a tutte
queste disgraziate, ha detto al cronista che con il fidanzato aveva
rotto, e dunque ha “deciso” di non volere più il bambino.
Deciso? Ma non avevamo detto che si abortisce per tutelare la salute
fisica e psichica della gestante, quando non il pericolo per la sua
vita? Avevamo messo nel conto che si abortisce ovvero sopprime una vita
per la rottura di un fidanzamento in seguito a decisione ordinaria,
fuori da qualunque drammatico dilemma? Per “decisione”? Perché, come ha
detto la ragazza, “non sapevo di fare qualcosa di male, l’aborto in
Italia è legale”. Capito? Trent’anni dopo la depenalizzazione, ecco
spiegato dalla cronaca ciò che diciamo noi della lista: legale vuol
dire legittimo, normale, vuol dire che faccio un aborto come mi pare,
quando mi pare, per il motivo che mi pare. Non è questa la sanzione di
una indifferenza di cui donne e bambini sono vittime, con la complicità
aperta e comoda di noi maschi legislatori, scrittori, polemisti,
intellettuali e ministri da quattro soldi?
Mi direte: ma questo in realtà è illegale, questo non è previsto dalla
194. Vi dirò: lo so bene, e infatti ripeto in ogni piazza o teatro che
la 194 è stata tradita, che non di quello si deve parlare. Infatti la
194 fa la sua figura in questa storia. 51 euro di multa e
patteggiamenti vari per le uccisioni seriali decise per questo o quel
motivo, anche parecchio futile. La 194 è uno strumento per contrastare
l’aborto clandestino, per come fu concepito. Per come è stato gestito
dalle culture di sinistra e di destra, e dai silenzi corrivi di tanti
anche nel mondo cattolico (vero Bindi?, vero Franceschini?) la 194 è
diventata lo schermo dietro cui si realizza anche in sua serena
violazione, pubblico o clandestino, un aborto fai da te, un aborto
facile che l’imminente arrivo del veleno Ru486 renderà più semplice,
soffice, eutanasico. Più morte per tutti. Questo è il vero slogan della
campagna elettorale unipartisan in corso.
Ma io non mi indigno. Aspetto che lo facciano le buone coscienze che si
sono rallegrate per la moratoria Onu sulla pena di morte. Sta a loro
coltivare il tesoro dell’indignazione morale. Hanno la stoffa per
indignarsi.
Ps Io sono laico e ratzingeriano. Credo nel buonumore. Detesto la
tristizia dei secolaristi mortiferi. So che “Knocked up” (titolo
italiano “Molto incinta”) è un film in cui una ragazza, davanti
all’alternativa tra un contratto televisivo e una gravidanza che
comporta un incompatibile ingrassamento, sceglie a sorpresa di
ingrassare e di fare il suo bambino. Dunque, anziché indignarmi,
consiglio alle anime belle come la Aspesi e compagnia questo: cercate
di assomigliare alle migliori sceneggiature di Hollywood, da Knocked up
a Juno, perché il vostro reality abortivo fa un po’ schifo. Il
buonumore è di ritorno, prossimamente su questi schermi.

Io in questi giorni di buonumore ne ho assai poco. Pertanto alla stronza di turno e a quelle solite di complemento (senza scordare gli omuncoli alla perenne ricerca delle loro palle che squittiscono tutt'intorno a loro, quando non sono impegnati a sturbarsi per l'impiccagione di Saddam beninteso) auguro quanto di peggio possa esistere, qualcosa di talmente orribile che non posso descriverlo per difetto d'immaginazione.
Nella speranza che la cosa possa ripagarmi dello schifo che mi fanno!
Passando ad altro (ma forse no), l'ingegnere qui ha perfettamente ragione. Purtroppo!
Di conseguenza, coperti ed allineati, la Casa invita ad onorare la lista di Ferrara alla Camera e premiare la Lega al Senato (col preciso mandato di non andare a Roma a farci solamente i burini).
Ma quant'è vero Iddio, questa è l'ultima volta!
Se sprecano la prossima legislatura come hanno sprecato la penultima, io tiro lo scarico!
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